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Nessuno sa, di preciso, da dove arrivino le ispirazioni. Le persone che si avvicinano alla scrittura e gli scrittori le descrivono in modi differenti. Come gli altri non conosco il luogo, o il tempo, di origine ma ho osservato nella mia esperienza varie modalità e intensità di ispirazioni.

Ricordo anni fa di aver composto una poesia, La chiave di volta, piuttosto lunga, in un paio di minuti provando una crescente eccitazione che mi impediva di fermarmi. Volendo classificare questa ispirazione la definirei fulminea.

Più di recente scrissi, sempre in un tempo decisamente breve, L’uomo con il naso sporco, un brano inserito nell’autobiografia L’arcobaleno nel deserto – Diario di un bipolare, con la netta sensazione che si trattasse di scrittura automatica; come se qualcuno dettasse nel mio subconscio cosa la mia mano dovesse scrivere. La mia condizione allora era, però, particolare per cui può essere che si trattasse di una sensazione fallace.

Il racconto Pace (ancora inedito), invece, mi ha perseguitato per molte notti. Da un certo giorno, quando mi coricavo per dormire, cominciavano a frullarmi in testa pensieri relativi alla protesta di piazza Tienanmen e alla storia di uno sfortunato ragazzo. Questi pensieri continuarono ogni sera finché non elaborai completamente il racconto nella mia testa e infine lo scrissi. A quel punto mancava solo la necessaria revisione e i pensieri sparirono. Dopo l’ispirazione fulminea, quella automatica inserirei quindi, nella mia personale classificazione, l’ispirazione persistente.

Ci sono poi le ispirazioni sfuggenti quelle che ti devi appuntare subito per non farle scappare. Queste, per me, di solito, sono ispirazioni che non sono alla base della nascita di un’opera ma parti dell’opera stessa, ispirazioni utili per farla progredire.

Il romanzo Utopika (inedito) è nato da un’ispirazione che definirei desiderio. Semplicemente avevo voglia di leggere un bel romanzo di fantascienza così me lo scrissi.

Il primo fragile germoglio di idea che ha ispirato il romanzo Scripta deriva da due film sull’autismo e dalla mia vicenda personale. La chiamerei ispirazione declinata cioè si sommano elementi diversi e si declinano in qualcosa di completamente nuovo e diverso.

 

CORSO DI COPYWRITING

Al corso di copywriting mi hanno insegnato a ispirarmi, per fare il copy, attraverso qualsiasi cosa: una visita a un museo, una gita al parco, una canzone, un libro, ascoltando attentamente le persone, etc… Il meccanismo, se davvero esiste un meccanismo, che credo valga per il copy come per lo scrittore, è spalancare il proprio io al mondo. Esporlo alla brezza come al vento di tempesta poi chiudere le porte, distillare dall’anima parole come fossero granelli di sabbia di una spiaggia sconfinata per vedere se costruiremo un castello o una pista per le biglie.

Comunque vada ci divertiremo a costruire qualcosa che ancora non c’è.

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